Prima della pandemia, solo il 2% dei lavoratori americani lavorava esclusivamente da remoto. Con le restrizioni del 2020, però, fino al 50% dei dipendenti è stato costretto a lavorare da casa.
Anche in Italia questo dato è considerevolmente mutato. Prima della pandemia solo il 2% lavorava unicamente da remoto, mentre nel 2020 e nel 2021 la cifra si aggirava sul 20%.
Nel 2023 molte aziende hanno iniziato a chiedere il rientro in ufficio, ma secondo WorkLife molti lavoratori hanno semplicemente ignorato la richiesta.
Il braccio di ferro tra imprenditori e dipendenti si è intensificato, con entrambe le parti che restano ferme sulle proprie posizioni. Secondo un sondaggio di ResumeBuilder su 1.000 aziende:
- Il 72% delle imprese ritiene che il ritorno in ufficio aumenti i profitti.
- Solo il 2% delle aziende (la stessa percentuale pre-pandemia) prevede di rendere permanente il lavoro da remoto.
Come negli Stati Uniti, anche in Italia il dibattito tra dipendenti e imprenditori è stato spesso acceso, dopo che i primi avevano potuto sperimentare i vantaggi dello smart-working.
Perché i Dipendenti Non Vogliono Tornare in Ufficio?
Se anche tu stai cercando di riportare tutti in ufficio, è utile capire cosa pensano i tuoi dipendenti e quali conseguenze può avere questa scelta per la tua azienda.
Il lavoro da remoto ha dato ai lavoratori un equilibrio tra vita privata e professionale come mai prima d’ora. Ora possono gestire con più flessibilità le loro giornate, trovando tempo per commissioni, faccende domestiche e cura dei figli.
Inoltre, possono scegliere il loro ambiente di lavoro: un bar, un parco panoramico o semplicemente il divano di casa, invece di un ufficio o un cubicolo.
E poi c’è il fattore spostamenti:
- Nessun tempo perso per prepararsi la mattina, guidare fino in ufficio e tornare a casa.
- Nessuna spesa per benzina, parcheggio o mezzi pubblici.
Quali Sono le Conseguenze del Rientro Obbligatorio?
Qual è il risultato? Da quando gli obblighi di ritorno in ufficio (Return To Office - RTO) sono entrati in vigore, le aziende che impongono il lavoro esclusivamente in presenza hanno registrato il più alto tasso di turnover, pari al 56%, secondo un sondaggio di Gallup.
Per confronto:
- Le aziende con modalità ibrida hanno un turnover del 50%.
- Quelle prevalentemente remote lo mantengono al 41%.
Questi dati sono circa 14% più alti rispetto a prima del RTO. E non si tratta solo di dipendenti qualsiasi: a lasciare il posto sono spesso professionisti altamente qualificati e figure senior, difficili da rimpiazzare. E quando si assume una nuova risorsa, servono tempo, soldi ed energia per formarla.
Il problema si aggrava perché, a causa del RTO, il processo di assunzione richiede il 23% di tempo in più rispetto a prima, mentre il tasso di nuove assunzioni è calato del 17%.
Molti dipendenti preferiscono cambiare azienda piuttosto che tornare in ufficio. Quindi, prima di imporre il rientro, valuta attentamente i pro e i contro del lavoro in presenza e da remoto. Potrebbe fare la differenza tra un turnover elevato e una maggiore produttività e fidelizzazione del personale!